Dario Aguzzi

Nato a Milano nel 1955 inizia a 10 anni il disegno dal vero con il padre Lino ad a 12 la pittura. Si diploma in seguito al Liceo Artistico Statale di Milano con Bartolini e Paolini; consegue il diploma in pittura all'Accademia di Brera con gli insegnanti Vincenzo Ferrari e Manfredi ed in storia dell'arte con Zeno Birolli. Interessato da sempre al ritratto dal 1973 ha sviluppato una visione anamorfica tridimensionale.
Appassionato da sempre di musica, inizia nel 1978 ad interessarsi all'arte della liuteria con la progettazione e la realizzazione di un violino barocco, oggetto della tesi in storia dell'arte nel 1979.
Dal 1982 inizia la professione di liutaio costruendo strumenti su modelli personali ispirati agli antichi. Da oltre 10 anni costruisce strumenti e decorati con pitture originali.

 

I ritratti di Dario Aguzzi dimostrano una straordinaria capacità di sintetizzare antico e moderno in una visione contemporanea: la suggestione dell'antico passa attraverso l'utilizzo sapiente delle tecniche pittoriche (dall'olio alla tempera grassa su tavola) e il rimando ai grandi maestri del Quattro e Cinquecento - da Antonello da Messina a Leonardo da Vinci, da Lorenzo Lotto a Giorgione e Tiziano - che hanno studiato l'espessività del soggetto restituendone la profondità del sentire.
L'indagine sulle forme con cui l'uomo esprime il proprio modo di essere attraverso l'espressione del volto si accompagna, nell'opera di Aguzzi, ad una resa anamorfica basata su deformazioni prospettiche ottenute grazie al gioco tra superficie bidimensionale e terza dimensione, in questo modo da ottenere punti di vista mutevoli in relazione al punto di osservazione, come se potessimo girare attorno ad una scultura o ci trovassimo di fronte ad un ritratto che ci segue con lo sguardo. L'esplorazione del soggetto compiuta dall'artista viene dunque condivisa con chi guarda, direttamente coinvolto in una ricerca finalizzata a cogliere il sottile confine tra persona, personalità e personaggio. In questo modo, il rapporto tra l'autore, attore e spettatore viene esaltato dal tentativo di porre al centro l'individualità e i suoi differenti modi di esprimersi. Ne deriva una galleria di "ritratti animati" sul piano della visione e della rappresentazione, grazie ai quali analizzare la natura dell'anima, attraverso le pieghe del volto, la vivacità dello sguardo, la forzatura delle espressioni.
Anche nella scelta dei soggetti, Aguzzi spazia dalle suggestioni classiche - con le serie dedicate alle muse, ai filosofi, agli imperatori della romanità - alle icone de nostro tempo, attori, musicisti, personaggi dello spettacolo, protagonisti della scena pubblica abituati a mostrarsi e al tempo stesso a nascondersi, modulando e "deformando" di volta in volta i tratti della propria personalità, come accade in queste opere, a stento trattenute nel profilo della cornice.

 

Francesca Porreca
Conservatore Artistico Musei Civili Pavia